COMMERCIO
Fino alla fine dell’800 Roncadelle era una borgata agricola con scarsi esercizi commerciali. Lo sviluppo del commercio locale è stato graduale fino alla seconda metà del ‘900, quando la grande distribuzione vi ha concentrato grossi insediamenti commerciali, facendo diventare il paese uno dei Comuni italiani con maggior superficie di vendita per abitante.
Dalla fine del ‘300 alla fine del ‘700, a Roncadelle le vendite dei generi alimentari di base (pane, vino e carne) erano gestite in esclusiva dall’Hosteria (v.) della Contrada di Sotto, appartenente ai proprietari del castello locale. L’osteria, che era anche pistrino e becharia, era esentata da ogni dazio ed obbligata a fornire ogni settimana al castello (v.) una quantità stabilita di carne. Svolgeva anche un pubblico servizio (alloggio compreso) soprattutto per la gente di passaggio. Il primo oste di cui abbiamo notizia è il “taverniere” Girardo, attivo all’inizio del ‘400.
La popolazione locale, un centinaio di famiglie per lo più contadine, si serviva saltuariamente dell’osteria, in quanto tendeva a consumare alimenti di produzione propria, come il pane fatto in casa (spesso con farina di cereali poveri), il vino della propria uva, gli ortaggi del proprio orto, le carni degli animali da cortile, l’olio di linosa, la frutta locale, ecc. Gran parte della produzione agricola veniva consumata da chi la produceva o dagli stessi proprietari, che riuscivano a destinare al mercato solo una parte modesta del raccolto.
Per le altre necessità ci si rivolgeva ai mercati cittadini, a venditori ambulanti o alle botteghe artigiane che andavano sorgendo in paese. Con lo sviluppo dell’artigianato locale (v.), dal ‘400 vennero infatti messi in commercio prodotti di vario genere: strumenti e stoviglie in legno e in ferro, mobili, scarpe e zoccoli, ecc.; e dal ‘500 le maioliche di produzione locale, che richiamavano clienti da varie parti del territorio bresciano. Il vestiario veniva utilizzato a lungo, più volte cucito, rattoppato e rivoltato fino alla consunzione.
La fine del dominio veneto comportò anche il tramonto dell’antica osteria e l’apertura di nuove attività commerciali, soprattutto pubblici esercizi, di pari passo con l’incremento della popolazione locale. Ma, mentre le osterie e le “salumerie” proliferarono rapidamente, la forneria rimase unica per lungo tempo. Così, verso la fine dell’800, esistevano a Roncadelle ben nove osti e cinque esercizi alimentari, ma una sola forneria gestita a lungo dal “prestinaio” Giuseppe Moreschi, che aveva anche un piccolo albergo sull’incrocio per Castelmella. La famiglia Moreschi godeva di un certo prestigio nella comunità locale, facendo solitamente parte dell’Amministrazione comunale e beneficando le istituzioni assistenziali ed educative locali.
Gli osti erano Annibale Conti; il messo comunale Luigi Buratti in via S. Bernardino (al quale subentrò Barbera Conti nel 1894); Paolo Baronio; Paolo Bertoli (in via Caselle, attuale via Roma); Ermenegildo Brambilla, che gestiva una trattoria; Giacomo Comini; Angelo Ghidini; Cattina Grassi; Teresa Sandrini Bignotti. Poi aprì anche Carlo Facchinetti, che nel 1913 sposò in seconde nozze la maestra Rosa Galbiati.
Pizzicagnoli o “salumieri” erano Luigi Fantoni, che gestiva anche una privativa di sali e tabacchi; Amalia Beretti; Giuseppe Gallizioli (sostituito nel 1897 da Ermanno Fisogni); Giuseppe Marchesi, Francesco Marelli; mentre nel 1899 Pietro Sala venne autorizzato a vendere generi alimentari nei cascinali di S. Giulia e Antezzate.
In seguito si aggiunse Vittorio Gasperi che, dopo essere emigrato qualche anno in America, tornò a Roncadelle e, con un carretto trainato da un cavallo, girò come venditore ambulante di alimentari, finché, nel 1899, acquistò lo stabile dell’antica osteria per aprirvi una “salumeria” e una forneria. Suo figlio Faustino proseguì l’attività paterna, in concorrenza con la vicina forneria di Arturo Apostoli. Un’altra forneria, gestita da Tomaso Rocca, fu poi aperta alla Mandolossa. E nel 1939 venne concessa, non senza qualche resistenza, un’altra licenza di panificio a Giulio Gasperi in via S. Bernardino.
I clienti, soprattutto nei negozi alimentari, acquistavano spesso a credito facendo “segnare sul libretto” gli importi della spesa, che si impegnavano a saldare quando percepivano la “quindicina” o la retribuzione mensile.
Negli anni ’30 avviò l’attività la Casa Vinicola Enzo Barbi usufruendo di uve locali. Il mercato, inizialmente limitato alla provincia di Brescia, si allargò ben presto a livello nazionale, grazie alla produzione dell’azienda agricola “Decugnano dei Barbi” ad Orvieto, e poi anche a livello internazionale.
Negli anni ’50 e ‘60, il nuovo sviluppo urbanistico e le crescenti disponibilità economiche favorirono l’apertura di nuovi esercizi commerciali, soprattutto nella Contrada di Sotto: oltre alle osterie-trattorie e ai licinsì (che potevano vendere solo vino di produzione propria), sorsero macellerie, fruttivendoli, latterie, rivendite di calzature, di tessuti e di vestiario, negozi alimentari (tra cui la Cooperativa di consumo), mercerie, privative, edicole, bar, cartolerie, mobilifici, ecc. Accanto ad essi aprirono anche una farmacia (1958), alcune attività artigiane e uno sportello bancario (1966).
Ma il grande sviluppo commerciale di Roncadelle cominciò negli anni ’70 con l’apertura di ipermercati e supermercati e poi di grandi centri commerciali. Dopo il “GrosMarket Lombardini” (1968) in località Mandolossa, aprirono a Roncadelle “la Rinascente Città Mercato” (1975) a sud-ovest del centro abitato e i “Magazzini d’Europa” (passati nel 1991 alla Ikea) a nord del villaggio La Famiglia. Dagli anni ’80, oltre all’apertura di “Ingros Carta” Giustacchini (1982), del Continental Hotel (1983) e di nuovi sportelli bancari, il paese accolse il complesso commerciale “Brescia 2000” (1986) e poi, nel 1996, il nuovo centro commerciale integrato “le Rondinelle” sorto a nord del centro urbano su un’area di 166.000 mq, di cui 45.000 coperti, comprendente un supermercato (prima Auchan, poi Conad), una galleria con 55 negozi e un parcheggio con 3.200 posti macchina. Vi venne aperto anche il primo McDonald’s della provincia di Brescia. In un’area vicina si è stabilita la Decathlon, mentre a sud-ovest del paese sono sorti altri supermercati.
Questi grossi insediamenti commerciali, con operatori che sono leader mondiali nel loro settore, hanno trasformato il volto del paese assediando il nucleo abitato, che si è stabilizzato sui 9.000 abitanti, ed hanno dato una connotazione prevalentemente commerciale all’economia locale. Se da un lato sono state offerte nuove opportunità di lavoro e di introiti comunali, dall’altro hanno creato qualche disagio, soprattutto per l’aumento del traffico, e hanno messo in difficoltà i tradizionali negozi di vicinanza, gran parte dei quali si sono visti costretti a trasferirsi o a chiudere i battenti. I residenti addetti al commercio sono andati comunque aumentando, soprattutto negli ultimi decenni, anche grazie agli accordi stipulati dal Comune con i nuovi centri commerciali, volti a favorire le assunzioni locali.
Nel 2005 l’Ikea, per ampliare la propria superficie di vendita, si è trasferita più a nord rispetto al centro abitato e, nel 2016, ha realizzato nell’area adiacente (ex discarica ATB) un nuovo grandioso centro commerciale chiamato, con una curiosa commistione tra dialetto e inglese, “Elnòs shopping” che, con i suoi 145 negozi su 88.000 mq di superficie coperta ed un parcheggio di oltre 4.000 posti auto, ha una valenza attrattiva molto forte ed ampia.
Molto ampia è anche l’attrattiva del locale “Mercatino del tempo che fu”. Avviato da Giuseppe Chizzolini nel 1993 in collaborazione con l’Amministrazione comunale, può vantare 300 espositori ed ha raggiunto un’alta posizione nella graduatoria dei mercati italiani di antiquariato; gli introiti riscossi dal Comune per le varie concessioni agli espositori vengono destinati ogni anno a finalità benefiche e culturali.