COMUNE
Il Comune, ente territoriale dotato di un certo grado di autonomia amministrativa, rappresenta la comunità locale, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo. Ha sostituito l’antica vicinia (v.). Sede dell’amministrazione (composta da sindaco, giunta e consiglio comunale) è il Municipio (v.). Il territorio (v.) del Comune di Roncadelle ha una superficie di 9,20 kmq e confina ad est con Brescia, a sud con Castelmella, ad ovest con Torbole e Travagliato, a nord con Castegnato e Gussago.
Il territorio ora appartenente al Comune di Roncadelle rimase per secoli unito alla città di Brescia; nel Medioevo era compreso nelle Chiusure (v.) sud-occidentali della città. La sua autonomia amministrativa venne decretata nel convulso periodo della Repubblica Cisalpina, che volle dare un nuovo assetto al territorio cittadino e provinciale. Lo spirito laico e repubblicano portato dalle truppe napoleoniche aveva suscitato qualche entusiasmo in ambito locale, soprattutto nella Contrada di Sotto, da sempre attenta alle novità e alle innovazioni; ma anche molti timori e perplessità. Il ridimensionamento del potere ecclesiastico, effettuato in quel periodo con confische di beni (tra cui, quelli del monastero di S. Giulia) e con un crescente controllo degli aspetti economici e normativi del culto (tramite le fabbricerie nominate dai prefetti), non poteva certo essere accolto favorevolmente dalla maggioranza della popolazione, che da secoli manifestava maggior fiducia nella figura del sacerdote che non nell’autorità civile. Tanto più che il nuovo regime aveva imposto la leva militare obbligatoria, l’assistenza pubblica ed aveva sciolto la vicinia (v.), che da cinque secoli si occupava dei problemi locali e della gestione dei pochi beni collettivi.
L’Ottocento. Dal 1801 al 1805 il Comune (o “la comune”, secondo la dizione francese) fu amministrato dal Deputato municipale Gaetano Piozzi, che adibì ad ufficio municipale un locale della propria abitazione in Contrada di Sotto (ora via Martiri della Libertà). Vennero dichiarate comunali le principali vie interne del paese e la strada rurale di S. Giulia, nonostante qualche resistenza da parte dei possidenti, e venne imposta a tutti una tassa (testatico) per la loro manutenzione. Il Comune aveva circa 850 abitanti ed una superficie di pertiche 8727,85 (pari a 872,78 ettari). Ma l’8 giugno 1805 ci fu un ripensamento e il territorio di Roncadelle venne nuovamente aggregato al comune di Brescia.
Un avvenimento locale di particolare rilevanza in quel periodo fu la realizzazione del cimitero (v.) fuori dal centro abitato (di allora) in ottemperanza alle nuove disposizioni di carattere igienico-sanitarie. Il nuovo cimitero, inaugurato nel 1813, si andò così sostituendo gradualmente a quello che, da circa tre secoli, accoglieva le spoglie mortali dei roncadellesi accanto alla chiesa parrocchiale.
Con l’avvento del dominio austriaco nel 1816, Roncadelle riebbe la sua autonomia amministrativa. Il Comune venne gestito per oltre 40 anni da tre “deputati municipali” scelti nella ristretta cerchia dei possidenti locali, come Scipione ed Ercole Guaineri (divenuti proprietari del castello e delle sue pertinenze proprio nel 1816), Vincenzo Quaresmini, Clateo Franzini, Luigi Dusi, Manlio Calini, Antonio Bonomi, Vincenzo Comini, ecc. Come ufficio comunale si utilizzò prima un locale nell’abitazione dell’agente comunale G. Battista Tedoldi e poi, dal 1822, una stanza nei pressi del castello, messa a disposizione dai Guaineri (v.) insieme ad un altro locale adibito a scuola elementare. Dal catasto austriaco del 1852 risulta che il territorio del Comune aveva una superficie di pertiche 8679 (pari a 867,9 ettari). Questo periodo, funestato da calamità naturali (v.) e da epidemie (v.), vide l’avvio della scuola elementare ed un incremento della popolazione locale, che nel 1856 raggiunse i mille abitanti. Le guerre (v.) d’indipendenza videro la partecipazione di qualche volontario locale e poi di qualche soldato di leva residente a Roncadelle.
Dopo l’unificazione d’Italia, si tennero le prime elezioni libere, ma limitate ad una cerchia ristretta di elettori. Avevano infatti diritto al voto solo i maschi che avessero compiuto i 25 anni, che sapessero leggere e che pagassero tasse annuali superiori a 40 lire. Il Comune di Roncadelle venne retto da un Sindaco e da una Giunta municipale composta da due membri effettivi e due supplenti, scelti in un Consiglio municipale di 15 membri, eletto da un corpo elettorale di 75 persone. Gli amministratori comunali, di ispirazione politica liberale, provenivano per lo più dalle famiglie dei maggiori possidenti, tra cui vi erano anche alcuni cittadini di Brescia, e da alcuni esercenti locali. La gestione amministrativa richiedeva pochissime sedute annue.
Nel 1860 venne nominato sindaco G. Battista Fanti, che aveva proprietà a nord della Contrada di Sopra. Tre anni dopo egli morì e venne sostituito da Scipione Guaineri, che rimase alla guida del Comune fino al 1870. Sede dell’ufficio comunale e della scuola elementare divenne palazzo Dusi. Dipendenti del Comune erano il Segretario comunale (Francesco Riboldi), il cursore (o messo), l’esattore (Angelo Crescini), due insegnanti elementari (don Francesco Bani e Teresa Cavalleri), un medico condotto (Pietro Cismondi) e una levatrice (Luigia Torresani Scaroni). Il sagrestano Giuseppe Ratti aveva anche il compito di regolare l’orologio comunale. L’assistenza pubblica (v.) rivolta alle famiglie disagiate era gestita dalla Congregazione della Carità (v.) presieduta da Faustino Fanti.
I simboli scelti per lo stemma del Comune (v.), che venne riprodotto sui documenti ufficiali, furono la roncola come richiamo all’origine della sua denominazione (v.), la torre fortificata per sottolineare l’importanza del castello (v.) nella storia del paese, e il ponte sul fiume per ricordare lo stretto legame con il Mella e con la vicina città di Brescia.
Dal 1871 al 1884 ricoprì la carica di sindaco il cav. Francesco Berardi, ricco commerciante e apprezzato uomo d’affari di Brescia, che nel 1867 aveva acquistato a Roncadelle un’abitazione in Contrada di Sopra, ora Casa di Riposo (v.). Egli fece approvare vari regolamenti comunali. Suoi assessori effettivi furono (in successione) Luigi Dusi, Scipione Guaineri, Faustino Fanti, Giovanni Caveada, Giuseppe Conti, Giovanni Bossini, Luigi Moreschi. Nel 1881 venne istituita la linea ferroviaria Brescia-Soncino, prima tramvia a vapore extraurbana, con fermata a Roncadelle, che rese più agevoli gli spostamenti e favorì lo sviluppo economico e demografico locale. Nel 1883 sul campanile della parrocchiale, considerato torre campanaria della comunità, venne installato un nuovo orologio meccanico e, per renderlo più visibile a distanza, quattro anni dopo il campanile venne ulteriormente elevato e il concerto di campane fu potenziato (da tre a cinque).
Con la legge elettorale del 1882, che tolse il requisito del censo, il diritto di voto venne esteso ad altri cittadini maschi e la lista elettorale di Roncadelle superò i 150 elettori, ma non tutti votavano, anche perché sui cattolici pesava il “non expedit” della Chiesa del 1874.
Nel 1885 svolse le funzioni di sindaco Francesco Vecchi, presidente della Congregazione della Carità. Il 6 aprile di quell’anno il medico condotto Pietro Cismondi venne travolto da un treno mentre, nell’esercizio della sua funzione, attraversava il passaggio a livello della ferrovia Milano-Venezia presso la Mandolossa. Fu poi sostituito dal dott. Rinaldo Amighini, che dovette affrontare un’epidemia di febbre tifoide.
Nel 1886 venne eletto sindaco una nota personalità bresciana: il dott. Rodolfo Rodolfi, valente medico e fervente patriota, che nel 1863 aveva acquistato, ampliato e abbellito una dimora di campagna nel cuore del paese (attuale “Montecitorio”). Egli cercò di migliorare le condizioni di vita e di salute della popolazione locale; provvide all’illuminazione notturna delle principali strade del paese con cinque lampade a petrolio e fece costruire tre pozzi pubblici.
Dal 1892 svolse le funzioni di sindaco il presidente del Consiglio comunale Luigi Fantoni, ex maresciallo dei carabinieri trasferitosi a Roncadelle con la famiglia nel 1890 ed esercente di una salumeria locale. Nel 1894 entrò in giunta Giovanni Lombardi, che aveva acquistato la proprietà di Villa Nuova (v.).
Nel 1895 fu nominato sindaco l’ing. Giovanni Tagliaferri, stimato professionista, che aveva qualche proprietà a Roncadelle. Egli fece rifare il selciato della via di Sotto (ora via Martiri della Libertà) col contributo della Provincia e del Comune di Castelmella. All’inizio del 1897 Tagliaferri si dimise anche a causa delle difficoltà di far quadrare il bilancio comunale, che aveva entrate sempre molto inferiori alle uscite, soprattutto a causa della resistenza ad aumenti di imposte da parte di alcuni possidenti ed esercenti. Gli subentrò alla guida del Comune il nob. Scipione Guaineri, ormai settantenne, che rilanciò la tassa sul bestiame per esigenze di bilancio e consentì la realizzazione di una pesa e di una pompa pubblica su terreni di sua proprietà nell’attuale via Roma.
In quel periodo la comunità locale, tradizionalmente divisa in due contrade rivali, risentiva delle crescenti tensioni sociali in atto con il processo di industrializzazione di Brescia, che attirò nelle fabbriche molti contadini locali, e con le rivendicazioni sindacali. I nuovi fermenti sociali stavano preparando l’avvento sulla scena politica di due forze a larga base popolare, destinate a subentrare al potere dei liberali: i cattolici e i socialisti, che si stavano organizzando in ogni settore della vita civile.
Alla fine dell’Ottocento il Comune di Roncadelle aveva circa 1350 abitanti ed una superficie di 885 ettari (divenuti poi 915, in seguito alle rettifiche catastali richieste da alcuni proprietari locali). Anche i dipendenti del Comune erano aumentati: oltre al Segretario comunale (Pietro Botti), il messo (Luigi Buratti) e l’esattore, c’erano uno “stradajolo” (Luigi Chiarini), un tumulatore (Paolo Civettini), le maestre Beatrice Bossini e Rosa Galbiati, il medico condotto (Nicola Volpi), la levatrice (Martina Guatta Belletti) e il veterinario consorziale. E divenne sempre più impellente l’esigenza di un edificio comunale per razionalizzare tutti i servizi pubblici (scuole comprese), una scelta sempre rimandata a causa delle magre risorse finanziarie del Comune.
Il Novecento. L’occasione per realizzare il Municipio (v.) venne offerta da un lascito testamentario della signora Lucia Mussetti ved. Cismondi, che nel 1901 destinò un certificato obbligazionario dello Stato di 18.000 lire al Comune di Roncadelle per l’istituzione di un Asilo infantile (v.). Il lascito forniva un reddito insufficiente alla gestione dell’Asilo, ma diede l’impulso per risolvere definitivamente la questione della sede comunale. Si decise infatti di costruire un nuovo edificio con diversi locali per i vari servizi: due aule scolastiche, l’Asilo infantile con cucina e refettorio, la sala consiliare e lo studio del Segretario comunale. Il progetto fu fornito gratuitamente dall’ing. Giovanni Tagliaferri e i lavori furono affidati all’impresario edile Vittorio Verga.
Scipione Guaineri morì nel 1904 e gli subentrò Giovanni Dusi, durante la cui lunga sindacatura (1904-20), rimasero le difficoltà di bilancio, nonostante l’aumento della sovrimposta comunale. Nel 1908 vennero costruite due nuove pompe per l’acqua potabile (una per contrada). Cambiarono alcuni dipendenti del Comune: oltre all’assunzione della maestra Alice Fantoni, fu nominato medico condotto il dott. Vincenzo Treccani e, dal 1904, divenne Segretario comunale il geom. Simone Mombelloni, che costruì la propria abitazione di fianco al Municipio; inoltre venne assunto come cursore il giovane Tomaso Facchinetti, in sostituzione di Luigi Buratti.
Il nuovo Municipio si dimostrò presto insufficiente, soprattutto per le aule scolastiche, data la continua crescita demografica; così il Comune si vide ancora costretto a prendere in affitto locali da privati. Nel 1910 Ercole Guaineri offrì gratuitamente al Comune un’area accanto al Municipio e un progetto tecnico per un nuovo Asilo infantile, che però non venne realizzato per mancanza di fondi.
Nel 1915 arrivò a Roncadelle l’energia elettrica per l’illuminazione pubblica, grazie anche al contributo di tre privati cittadini, che prestarono al Comune 4.000 lire senza interessi. Il periodo più difficile fu quello della “grande guerra”, che dal 1915 chiamò alle armi circa 300 soldati roncadellesi, 36 dei quali caduti (v.) in battaglia o in conseguenza di ferite, come accadde allo stradino Carlo Manenti. Le esigenze belliche privarono molte famiglie degli uomini validi, rallentarono il lavoro nei campi, congelarono impegni e programmi e costrinsero la comunità a prendersi cura delle famiglie dei richiamati e dei caduti, lasciate spesso senza sostentamento. Venne istituito in paese un Comitato di assistenza e l’Amministrazione comunale si impegnò a provvedere alla custodia dei bambini dei soldati in guerra, ospitandoli presso le sale dell’Asilo infantile e fornendo loro la “refezione giornaliera”. Le spese vennero poi coperte, almeno in parte, dalla Prefettura e da altri enti pubblici.
Una nuova legge elettorale del 1912 aveva intanto istituto il suffragio universale maschile, che diede la possibilità a tutti i maschi maggiorenni di votare. A Roncadelle gli elettori diventarono 348 su una popolazione di oltre 1600 abitanti. Grazie alla più diffusa partecipazione democratica, nel 1920 una lista di ispirazione socialista guidata da Giacomo Trainini vinse le elezioni amministrative (v.).
La nuova Giunta intendeva attuare alcuni interventi a favore della popolazione, soprattutto nel campo dell’assistenza sociale e dell’istruzione pubblica. Ma subito cominciarono i problemi. Le finanze comunali vennero trovate in uno “stato disastroso” e i nuovi amministratori decisero di aumentare le imposte e tasse locali e, in particolare, di triplicare la sovrimposta comunale sulla Ricchezza Mobile e sui sovraprofitti di guerra. Ciò provocò la decisa opposizione dei possidenti e degli esercenti locali, che fecero pressioni a vari livelli perché la deliberazione non potesse avere corso. All’interno stesso della maggioranza amministrativa si crearono scontri e polemiche, tanto che Trainini fu costretto a dimettersi nell’estate del 1921 e in novembre venne sostituito da Angelo Civettini. Tra i risultati raggiunti, vi fu l’istituzione di due nuove classi elementari e di una scuola serale per adulti analfabeti. Tra l’altro, venne anche risolta la questione dei “briganti” che nei giorni di paga assalivano, presso il ponte del Mella, gli operai che tornavano dal lavoro per derubarli del denaro: i responsabili furono individuati grazie agli appostamenti effettuati insieme al sindaco. Sulla spinosa questione dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, la Giunta deliberò che non si dovesse tenere in classe, ma eventualmente in chiesa. Ciò provocò nuovi e accesi contrasti nella popolazione locale.
Le difficoltà della Giunta “rossa” sarebbero probabilmente state superate se non fosse sopravvenuto un radicale cambiamento del quadro politico generale: la crisi dello Stato liberale si acuì infatti proprio in quel periodo, tra le scissioni dei socialisti, gli ondeggiamenti dei cattolici e la violenta affermazione dei fascisti, che godettero dell’appoggio degli agrari, di gran parte del ceto medio e infine del re. La tensione sociale andò aumentando anche a Roncadelle, dove minacce e intimidazioni andarono aumentando fino a sfociare nella proditoria aggressione al Trainini, ferito con una coltellata alla testa. L’assessore Giovanni Zucchi preferì riparare in Francia e la maggioranza si andò sfaldando rapidamente (due consiglieri di maggioranza divennero addirittura picchiatori fascisti). Il Comune venne così commissariato nel 1922. E le elezioni del 2 settembre 1923 videro la vittoria dei cattolico-moderati guidati da Mario Lombardi e il ritorno dei possidenti alla guida dell’amministrazione locale. Il 20 maggio 1924, aderendo ad una direttiva nazionale fascista, venne conferita la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
Quando, nel 1926, furono soppressi i Consigli comunali e istituita la figura del podestà, venne nominato a tale carica Mario Lombardi. La popolazione di Roncadelle aveva raggiunto i 2000 abitanti. Molti bambini e giovani vennero inquadrati nelle nuove organizzazioni paramilitari fasciste.
Nel 1930 fu nominato podestà Paolo Dusi, che costituì il comitato locale dell’O.M.N.I. e propose (senza successo) la rettifica dei confini tra i Comuni di Roncadelle e Castelmella per razionalizzare i servizi. L’E.C.A. (v.) sostituì la vecchia Congregazione di Carità. Nel 1931 venne aperto l’Ufficio Postale in un locale della casetta di Carlo Facchinetti in via Municipio (ora via Cismondi) e la via centrale del paese fu denominata via Roma in esecuzione di un’ordinanza fascista impartita a tutti i Comuni. Nel 1935 Roncadelle si allacciò alla rete telefonica (Stipel). Nel 1936 l’area donata dai Guaineri al Comune per il nuovo Asilo infantile venne utilizzata per costruirvi la Casa del Fascio (v.) su disegno dell’architetto locale Giulio Manzoni. La comunità locale aderì in massa alla raccolta dell’oro e del ferro e alle adunate in favore della guerra d’Etiopia, che comportò una vittima anche tra i roncadellesi. Gli iscritti al Fascio locale erano 130 uomini, 37 donne, 101 giovani maschi e 27 giovani femmine. Se la situazione politica veniva definita ottima dai dirigenti locali, la situazione socio-economica locale appariva invece preoccupante, soprattutto d’inverno, quando molti lavoratori agricoli restavano senza lavoro.
Nel 1939 Mario Lombardi tornò a ricoprire la carica di podestà e, in risposta alle disposizioni sulle leggi razziali, dichiarò che nel Comune di Roncadelle non vi erano persone di razza ebraica. La seconda guerra mondiale provocò almeno 24 vittime tra i 320 roncadellesi inviati al fronte. Nel 1943 la maestra Rosa Galbiati lasciò in eredità al Comune la sua casetta con giardino in via Cismondi per destinarla ad Asilo infantile, che non fu mai realizzato per mancanza di fondi. Dopo i bombardamenti degli Alleati anglo-americani, che non colpirono Roncadelle, il Comune ospitò fino a 1.300 sfollati. Intanto si andò organizzando anche a Roncadelle la Resistenza (v.), che ebbe un punto di riferimento nel castello Guaineri, e si verificarono localmente alcuni episodi di guerriglia partigiana.
Subito dopo la Liberazione, venne nominato sindaco provvisorio Scipione Guaineri assistito dai rappresentanti dei maggiori partiti politici locali. Il diritto di voto venne finalmente esteso anche alle donne. Nel referendum istituzionale gli elettori roncadellesi votarono a grande maggioranza per la Repubblica (1128 voti contro 345) e nelle elezioni amministrative i socialcomunisti vinsero con 976 voti contro i 495 della lista democristiana. Fu eletto sindaco il comunista Angelo Manenti e venne eletta in consiglio comunale anche la partigiana Carmelita Trainini, alla cui memoria è dedicato ora il Municipio (v.). La situazione economica e sociale era molto pesante; la ristrutturazione industriale del dopoguerra aveva comportato una crisi occupazionale ed una accentuata emigrazione, mentre i prezzi dei generi di prima necessità continuavano a salire. E si acutizzavano le tensioni sociali. Il 6 giugno 1949 uno sciopero di braccianti agricoli si trasformò in uno scontro armato a Villa Nuova, dopo che il possidente Mario Lombardi aveva assoldato alcuni “liberi lavoratori” di Travagliato; il bilancio dei disordini fu di almeno 15 feriti. Ma il processo di ricostruzione era ormai avviato con l’impegno generale. A Roncadelle, la cui popolazione aveva raggiunto i 3000 abitanti (in gran parte operai), si asfaltarono le principali strade interne (via Cismondi, via Roma, via S. Bernardino e via Marconi); in via Roma sorsero i locali per l’ambulatorio medico, l’ufficio collocamento, lo spaccio comunale, i lavatoi pubblici, mentre in via S. Bernardino venne realizzato un impianto per la fornitura di acqua potabile.
Nelle elezioni amministrative del 1951 la lista “Falce e martello” vinse di stretta misura sulla Democrazia Cristiana (772 voti contro 761) e, dopo le dimissioni di Angelo Manenti, nel 1953 fu eletto sindaco il socialista Eugenio Braghini, che nella successiva sindacatura (ottenuta con una nuova vittoria elettorale di misura) avviò la costruzione delle nuove Scuole elementari (v.) in un’area retrostante al municipio; per favorire l’impegno scolastico, dal 1955 L’Amministrazione comunale cominciò a premiare gli alunni meritevoli delle Scuole elementari. In quel periodo vennero aperte a Roncadelle una privativa con rivendita tabacchi e la farmacia Carpi.
Le elezioni amministrative del 1960 videro la vittoria della lista democristiana guidata dal prof. Gino Sala e la nuova maggioranza (confermata nelle successive elezioni del 1964 e del 1970) si impegnò a dotare il paese di alcuni servizi pubblici ancora mancanti (scuole, fognature, illuminazione pubblica, erogazione gas metano, raccolta rifiuti solidi urbani, ecc.) e di un Piano di Fabbricazione, nonché di un nuovo regolamento igienico-sanitario comunale. Venne avviata la costruzione della Scuola Media (v.), ultimata nel 1974, e si cercò di trovare una sede più adeguata anche per la Scuola Materna (v.), proponendo di ristrutturare l’adiacente edificio dell’ex Casa del Fascio, ma il progetto fu respinto dalla Commissione provinciale per l’edilizia scolastica. La nuova espansione edilizia cominciò ad urbanizzare le zone agricole tra le due vecchie contrade, con l’istituzione nel 1961 delle vie IV novembre, Rosa Galbiati, A. Manzoni e via dei Santi; furono asfaltate le vie Mandolossa, Violino, Castello e i vicoli della Contrada di Sotto; nel 1967 venne avviata la realizzazione del villaggio “Marcolini”, un agglomerato di alloggi a basso costo, che proseguirà fino a raggiungere un totale di oltre 200 abitazioni. Il 30 agosto 1962 si tenne a Roncadelle il campionato mondiale di ciclismo per dilettanti, vinto dalla squadra italiana. Venne inoltre favorita la nascita di nuove associazioni locali, come la sezione A.V.I.S. (v.) e la Polisportiva. Venne aperto il primo sportello bancario (San Paolo di Brescia) e nuovi insediamenti sia dell’industria (v.) che del commercio (v.).
Grazie al “boom” economico degli anni ’60, si andava diffondendo anche a Roncadelle un certo benessere. Molte famiglie si impegnarono ad acquistare la propria abitazione e il numero delle case in proprietà nel 1970 aveva superato quello delle case in affitto. Andarono anche migliorando le condizioni igienico-sanitarie. In tutte le case era ormai entrata l’elettricità, l’acqua potabile e il gas. Si andava diffondendo la TV e la stampa e una richiesta di maggior partecipazione in ogni ambito sociale. La popolazione locale superò i 4000 abitanti (v.).
Nel 1972 l’Amministrazione comunale a conduzione democristiana subì una fine burrascosa: una lacerazione interna sulla gestione amministrativa del sindaco portò al commissariamento del Comune e alle elezioni anticipate del 1973, che videro l’affermazione della lista di sinistra guidata da Renato Tobanelli. La nuova Giunta social-comunista seppe suscitare qualche speranza di innovazione, mentre il parroco, don Amilcare Gatelli, stava fornendo alla comunità locale, oltre a nuove opportunità culturali e ricreative, anche le strutture mancanti per lo sport, la scuola materna e lo svago.
Col supporto del Comune, nacquero in quegli anni la Biblioteca Civica (v.), il Centro Sportivo Comunale (v.), la Scuola Materna statale (v.), l’Asilo Nido (v.); aumentarono gli spazi del verde pubblico (v.) insieme a nuovi insediamenti industriali e artigianali; iniziò la pubblicazione del giornale comunale “Roncadelle”; furono ampliate la sede municipale e gli edifici scolastici e costruite la caserma dei carabinieri, la palazzina della sanità, il Centro sociale (v.); venne realizzato un laghetto per la pesca sportiva ricavato da una ex cava in via S. Giulia; nacquero, oltre a nuove sezioni sportive, la Protezione Civile (v.) e il S.A.R.C. (v.). L’espansione edilizia, in base ai nuovi Piani Regolatori Generali del Comune, urbanizzò in vent’anni gran parte dell’area tra il Mella e la roggia Mandolossa, comportando un notevole incremento della popolazione, che superò i 7000 abitanti e le abitazioni (v.) erano più che raddoppiate passando dalle 1.123 del 1971 alle 2.417 del 1991.
Il sindaco Tobanelli, affermandosi nelle elezioni amministrative del 1978, del 1983 e del 1988, guidò l’Amministrazione locale finché, dopo aver perso la maggioranza assoluta nel 1991, fu costretto a dimettersi nel 1992 e venne sostituito da Giovanni Ragni, che costituì la prima giunta di centro-sinistra a Roncadelle.