DEVOZIONI RELIGIOSE

Giovedì, 24 Aprile, 2025 - 12:00
Ufficio: 
Cultura e Sport
Data pubblicazione: 
Giovedì, 24 Aprile, 2025
Area Tematica: 

Il culto dei Santi, intesi come esempi da imitare o da propiziare, è sempre stata una pratica molto diffusa nel popolo cristiano, come anche alcune speciali venerazioni nei confronti di misteri religiosi. Le varie devozioni popolari, ognuna delle quali è espressione delle tendenze spirituali e delle condizioni materiali di un periodo storico, hanno sempre cercato di adeguare alle proprie esigenze le pratiche e i contenuti proposti dalla fede religiosa, anche se hanno sconfinato a volte nella superstizione o non sono sempre state in linea con le indicazioni della Chiesa.

Si dice che il culto dei Santi derivi dall’antico politeismo; ciò è vero solo in parte, poiché gli dei avevano potere decisionale, mentre i Santi cristiani sono considerati semplici mediatori. E, se è vero che il culto dei Santi assume spesso una valenza apotropaica, è anche vero che risponde ad un bisogno di aiuto e protezione, che spesso gli uomini non riescono a fornire.                                  

 

A Roncadelle nel Basso Medioevo, oltre alle principali festività religiose, veniva celebrata la festa di santa Giulia (martire cartaginese del V secolo) la cui salma era conservata nell’omonimo monastero cittadino, che a Roncadelle aveva vasti possedimenti. Altre devozioni popolari erano quelle per san Sebastiano (soldato romano martire del III secolo) invocato a difesa dalle malattie epidemiche, per sant’Antonio Abate (padre del monachesimo antico, vissuto tra il III e IV secolo) invocato a protezione degli animali, e per sant’Antonio da Padova (frate portoghese contemporaneo di san Francesco d’Assisi) invocato per le sue qualità taumaturgiche, tanto venerato che il 13 giugno è stato a lungo un giorno festivo a Brescia. Poi arrivò la devozione per san Rocco (pellegrino francese vissuto tra il 1275 e il 1327) invocato soprattutto contro le malattie contagiose, il cui culto si diffuse rapidamente dopo la terribile pestilenza del 1478-79, tanto da oscurare l’antica venerazione per san Sebastiano. A Roncadelle san Rocco venne sempre considerato una sorta di vice-patrono. Nel primo ‘600 gli fu dedicata anche una chiesetta nella frazione rurale di Villa Nuova (v.).

Dopo l’erezione della chiesa di san Bernardino da Siena (v.), a Roncadelle vennero introdotte nuove devozioni, come risulta dalla dedicazione degli altari e dalle tele e sculture conservate nella chiesa parrocchiale (v.). Oltre al culto del santo Patrono, celebrato ogni anno il 20 maggio con una processione e a volte con una sagra, si affermò la devozione eucaristica, soprattutto grazie alla Confraternita del Ss. Sacramento (v.), che gestiva un altare laterale e la solenne processione del Corpus Domini.

Verso la fine del ‘500, dopo la vittoria conseguita dalla flotta cristiana contro i Turchi a Lepanto, si diffuse la pratica del Rosario, che a Roncadelle ebbe grande impulso grazie alla apposita Confraternita (v.), sorta nel 1609 per iniziativa del padre domenicano Massimo da Verola; un altare della parrocchiale venne allora dedicato alla Madonna del Rosario, alla quale si usava donare ornamenti preziosi e si dedicava ogni anno una solenne processione.

Verso la fine del ‘600 un altare laterale venne dedicato a san Pancrazio (giovanissimo martire ucciso nel 303) e a san Fermo (soldato martire, da alcuni ritenuto di origine bergamasca) invocato contro le epidemie dei bovini. A loro erano devoti i Martinengo Colleoni (v.), subentrati ai Porcellaga (v.) nella signoria locale; mentre nella nuova pala dell’altar maggiore scomparve la figura di san Domenico di Guzman (frate predicatore vissuto tra il 1170 e il 1221), venerato dai Porcellaga.

Nel ‘700 vennero dedicati altari anche a sant’Antonio da Padova e a san Gaetano da Thiene, sacerdote che nel primo ‘500 ebbe stretti rapporti con Brescia e famoso come santo della Provvidenza e dei poveri. Nel ‘700 venne rilanciata l’adorazione del Ss. Sacramento anche attraverso lo scenografico apparato della macchina del Triduo. Altre pratiche devozionali ricordate all’interno della parrocchiale sono la Via Crucis con le sue 14 stazioni e la statua di Cristo morto, utilizzata per la processione del Venerdì Santo. Nella relazione vicariale del 1775 fu curiosamente elencata, tra le devozioni dei Roncadellesi, anche quella per san Gottardo vescovo (monaco benedettino vissuto intorno all’anno Mille), mentre risultavano ormai tramontate le devozioni per san Sebastiano e santa Giulia. Sempre vivo è rimasto invece il culto della Madonna, come risulta dalla sua presenza in molte tele esposte nella parrocchiale, oltre che da un altare laterale a lei dedicato e da una statua votiva.

Nel Novecento sono state proposte nuove devozioni, tra cui quella per sant’Agnese (giovanissima martire uccisa nel 304) proposta come esempio per la gioventù femminile; quella per san Luigi Gonzaga (giovane gesuita del XVI secolo) a cui è stato intitolato il locale Oratorio (v.); quella per il Sacro Cuore di Gesù, diffusa nel XIX secolo e celebrata il venerdì successivo al Corpus Domini, che ha dato origine anche alla pratica dei primi nove venerdì del mese; quella per san Giuseppe, celebrata il 19 marzo e il 1° maggio; quella della Sacra Famiglia, alla quale è stata dedicata nel 2003 la cappella esterna alla chiesa parrocchiale (affrescata dall’artista locale Angelo Miglioli) in un periodo in cui la famiglia, istituzione sociale di base, aveva cominciato a mostrare forti segnali di crisi.