GUAINERI

Giovedì, 10 Aprile, 2025 - 10:00
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Cultura e Sport
Data pubblicazione: 
Giovedì, 10 Aprile, 2025
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Tra le famiglie protagoniste della storia locale, vi furono certamente i Guaineri, costantemente presenti sul territorio di Roncadelle dalla metà del ‘500, prima come nobili possidenti e sodali dei Porcellaga, poi come signori del castello e preminenti autorità istituzionali.

 

I Guaineri derivano il nome dall’attività artigianale svolta nel Basso Medioevo, quando fabbricavano guaine per le armi dell’epoca. La loro presenza è accertata a Brescia dalla prima metà del ‘300. I proventi della famiglia venivano investiti in beni immobili, sia all’interno della città che negli immediati dintorni. In questo modo entrarono a far parte della classe dirigente bresciana.

Paolo, vissuto nella seconda metà del ‘300, ebbe dalla moglie Antonia Rodengo due figli maschi (Cristoforo e Bartolomeo), che fecero parte del Consiglio generale di Brescia e della nuova aristocrazia cittadina col titolo di nobiluomini.

Cristoforo ebbe dalla moglie Elisabetta Poncarali almeno tre figli maschi: Paolo, che divenne prevosto della pieve di S. Maria in Gussago; Tito Livio (detto Tetalino) e Antonio, che nel 1479 decisero di suddividere il patrimonio di famiglia dando origine a due rami dinastici separati.

Antonio sedeva nel Consiglio generale cittadino nel 1488 quando, sull’esempio di Venezia, fu attuata la storica “serrata” per restringere l’aristocrazia bresciana alle famiglie che già ne facevano parte. E i suoi figli si imparentarono con altre famiglie nobili locali. Tra questi, Eremita e Luigi ereditarono le proprietà di famiglia, che alla loro morte passarono ai figli maschi di Eremita: Antonio, Ercole e Giovan Battista; mentre la sorella Lucia sposò il dottore in medicina Antonio Savoldi.

Da Ercole, un nome che ebbe fortuna nella onomastica della famiglia, derivò il ramo più longevo della dinastia, che si intrecciò con la storia di Roncadelle. Sposando Susanna Porcellaga intorno alla metà del ‘500, infatti, Ercole orientò i propri interessi verso il territorio di Roncadelle, avviando un lungo sodalizio con i Porcellaga (v.) e stabilendo un sempre più solido legame tra la famiglia Guaineri e la comunità locale. Susanna ereditò gran parte delle proprietà di Villa Nuova (v.) dai suoi fratelli Ludovico e Gerolamo, poiché il primo si fece sacerdote e il secondo non ebbe eredi. Inoltre Ercole Guaineri vendette i suoi terreni di Cellatica per acquistare altri terreni a Villa Nuova, che elesse come abituale residenza di campagna. Divenuto proprietario di oltre 100 piò di terreni, Ercole fu anche amministratore fiduciario dei beni Porcellaga e compartecipe e sindaco della loro seriola (v.).  

Le sorti della famiglia proseguirono con suo figlio Luigi (1554-1625) che, dopo essere stato istruito dagli stessi precettori di Pietro Giuffredo Porcellaga, gestì le proprietà di Roncadelle soggiornando spesso a Villa Nuova, dove si dedicava ogni autunno all’uccellagione insieme al fratello Pietro, come risulta dall’interessante diario di caccia (v.) tenuto dal 1599 al 1629 (ora presso l’archivio Guaineri). Da Bianca Garbelli, sua seconda moglie, Luigi ebbe due figli maschi: Tito (n. 1589) e Giovan Battista (n. 1602). Tito, che fu notaio di collegio e Cancelliere di Brescia, ereditò una cascina e 25 piò di terreni a Villa Nuova; fu tra gli estimatori dei beni delle Chiusure di Brescia (v.) nel 1646 e, in quella veste, cercò di ridefinire (senza riuscirci) i confini di Villa Nuova, il cui territorio si trovava ripartito tra due diverse quadre cittadine di S. Giovanni creando qualche problema ai proprietari. G. Battista ereditò l’altra cascina di Villanuova con 32 piò di terreni e diede un prezioso sostegno ai proprietari del castello di Roncadelle intorno alla metà del ‘600, nel difficile periodo in cui la famiglia Porcellaga, dopo le vicende e le condanne giudiziarie di Pietro Aurelio, si stava avviando ormai al tramonto. Come agente amministrativo dei Porcellaga del castello e massaro della seriola, risiedeva spesso a Roncadelle, dove fece battezzare i figli avuti dalla moglie Claudia Lana.

Tra questi, fu Ercole (n. 1657) a proseguire il ramo dinastico, ma insieme al figlio Pietro (n. 1706) consumò gran parte del patrimonio famigliare, che dovette essere poi faticosamente ricostituito dagli eredi. Fu soprattutto Giuseppe Scipione, figlio di Pietro, ad assumersi tale compito.

Nato a Roncadelle nel 1749, Scipione sposò Giacinta Rodella, entrò nel Consiglio generale cittadino nel 1781 e fu a lungo direttore del Catasto di Brescia riordinandone l’importante ufficio. Dopo la fine della Repubblica di Venezia, collaborò con la Repubblica napoleonica. Dai discendenti di Tito Guaineri ereditò una casa da massaro e 47 piò di terreni a Villa Nuova. Inoltre, nel 1804, acquistò dagli Avogadro una vasta azienda agricola nella Contrada di Sopra diventando così uno dei maggiori possidenti di Roncadelle. Oltre che amministratore del neonato Comune di Roncadelle, fu anche responsabile della fabbriceria della chiesa di S. Bernardino, dove impose, non senza contrasti con il parroco don Giacomo Fisogni, le nuove disposizioni per il culto emanate dal regno napoleonico. 

Raggiunta una certa agiatezza, acquistò (insieme al figlio Ercole) un palazzo in città e, nel 1816, il castello (v.) di Roncadelle con tutte le pertinenze: cascina, cavallerizza, scuderia, case per braccianti, terreni (181 piò), acque della seriola Porcellaga (v.) e dell’Arinoldo. Tra i diritti-doveri legati al castello, vi era il giuspatronato sulla chiesa di San Bernardino con il diritto di scegliervi il parroco e il dovere del suo mantenimento attraverso un canone annuo stabilito.

Scipione morì nel 1823 e venne sepolto nella tomba di famiglia eretta in quel periodo nel cimitero Vantiniano di Brescia. Dei suoi figli maschi, entrambi laureati in diritto civile, Pietro fu poeta e letterato e morì in giovane età, mentre Ercole sposò Maddalena Facci e, in seconde nozze, la contessa Barbara Fè d’Ostiani, dalla quale nacquero Scipione nel 1827 e Pietro nel 1829, oltre a quattro figlie.

I Guaineri parteciparono costantemente alla vita politico-amministrativa di Roncadelle, pur tra frequenti controversie con la Deputazione comunale, che tendeva a considerare di proprietà collettiva alcune pertinenze del castello, e nonostante una certa ostilità manifestata nei loro confronti da alcuni possidenti locali. Pur difendendo puntigliosamente i loro diritti, i Guaineri si dimostrarono sempre sensibili alle esigenze della popolazione e disponibili a soddisfarne le richieste. Nel 1821 concessero in affitto al Comune (v.) un locale da adibire ad Ufficio municipale ed una stanza da utilizzare come sede della Scuole elementari (v.), verso cui i Guaineri manifestarono sempre un particolare interesse. Scipione sposò nel 1859 la nob. Marianna dei conti Martinengo Cesaresco e, dopo aver svolto a lungo l’incarico di Soprintendente comunale alle scuole elementari, assunse la carica di sindaco, che esercitò dal 1863 al 1870 e poi ancora dal 1897 al 1904, anno della sua morte. Nel 1902 aveva venduto al Comune il terreno per realizzarvi la sede del Municipio (v.) che doveva contenere anche i locali per l’Asilo infantile (v.).

Suo figlio Ercole (1861-1937), laureato in legge e interessato ai problemi dell’agricoltura, nel 1909 cedette gratuitamente al Comune un’area di 1000 mq adiacente al municipio per ospitarvi l’Asilo infantile, ma utilizzata poi per la Casa del Fascio (v.). Inoltre, concesse al Comune una striscia di terreno in via Caselle (poi denominata via Roma) per installarvi la pesa pubblica e una pompa idrica. Ebbe sette figli dalla moglie Orsolina Maggi di Gradella (1872-1958), sposata nel 1892, che gestì con grande dedizione l’Asilo infantile (v.) dal 1906 al 1922 e poi ancora dal 1927 al 1944.

Il loro figlio Scipione (1896-1978) si dedicò alla carriera militare. Ufficiale di cavalleria, partecipò alla prima guerra mondiale, nella quale venne decorato con la croce al merito di guerra, e combatté in Cirenaica nel 1925-28. Dalla moglie Maria Mantovani di Ferrara, Scipione ebbe Carla ed Ercole. Dimessosi dall’esercito col grado di maggiore nel 1937, Scipione si dedicò alla cura delle proprietà e all’allevamento dei cavalli, per i quali nutriva una vera passione. E, su sollecitazione del vescovo di Brescia, seppe rinunciare all’ormai anacronistico giuspatronato sulla chiesa di S. Bernardino, esercitato dai proprietari del castello per ben quattro secoli.

Al tramonto del regime fascista, Scipione diventò un attivo riferimento per il movimento clandestino antifascista della zona (col nome di “Ronca”) e contribuì alla nascita della nuova realtà democratica di Roncadelle guidando la locale giunta provvisoria nel 1945-46. Sugli ultimi giorni della Resistenza (v.) a Roncadelle ha lasciato un “Diario storico delle giornate di insurrezione del popolo di Roncadelle agli ordini del Maggiore Scipione Guaineri in collegamento con i capi di Travagliato”.