SERIOLA PORCELLAGA
La seriola Porcellaga, pur costellata da infinite liti e controversie, ha costituito la principale rete di irrigazione del territorio locale per oltre cinque secoli e la sua storia ha accompagnato lo sviluppo agricolo e demografico locale fino a tempi recenti.
Nel 1391 Pecino Porcellaga (v.) ottenne dalle autorità bresciane la concessione per realizzare una seriola che, partendo da Cobiato (ora Collebeato), conducesse le acque del Mella ad irrigare gran parte dei propri possedimenti sul territorio di Roncadelle.
L’11 gennaio 1393 suo figlio Antonio iniziò lo scavo del vaso, che doveva essere di quattro “braccia” sul fondo e di sei alla sommità. Superando vari ostacoli e opposizioni (tra cui quella di Urago), la seriola venne completata negli anni successivi e poi ulteriormente ramificata e potenziata.
Se nella prima metà del ‘400 l’acqua della seriola apparteneva esclusivamente ai Porcellaga del castello, in seguito il numero dei suoi proprietari andò aumentando a causa delle divisioni ereditarie e della vendita di ore d’acqua ad altri possidenti locali: 31 ore settimanali vennero cedute all’Ospedale Maggiore di Brescia; 28 ore furono vendute ad altri Porcellaga insieme ai terreni di Antezzate (v.) nella prima metà del ‘500; 18 ore vennero acquisite dai Federici, 17 dai Castrini e 15 dai Guaineri di Villanuova (v.); mentre 28 ore rimasero costantemente ai proprietari del castello per irrigare le loro proprietà locali. Due sindaci ed un massaro avevano, oltre al compito di tenere in efficienza la seriola, quello di definirne e riscuoterne le spese di manutenzione tra i compartecipi.
Ma, data la preziosità dell’acqua, molti cercarono di carpirne un po’ per i propri terreni e la storia della seriola fu tormentata da continue usurpazioni. Nei capitoli del 1592 venne affidato al sindaco della seriola il compito di perseguire “civilmente e penalmente li usurpatori et dilinquenti” che, con appositi accorgimenti, rubavano l’acqua della seriola; mentre il mugnaio dei Porcellaga aveva il compito di garantire lo scorrimento dell’acqua presso il mulino e di provvedere alle necessarie riparazioni della seriola. Persino il governo di Venezia intervenne a difendere i diritti dei compartecipi della Porcellaga: il 25 maggio 1592 il Consiglio dei Quaranta, infatti, diffidò chiunque dal “divertir questa acqua” o danneggiare i suoi proprietari.
Nel 1628, “condolendosi che in detta Seriola ed acqua gli vengono datti molti danni, fatti disordini et usurpationi, tanto in tempo di Esta’ quanto d’Inverno, rovinando le ripe e nell’istessa facendo de’ fori e buse estrahendo l’acqua dal solito corso, deviandola per convertirla nel proprio uso e beneficio”, il podestà di Brescia fece esporre in vari luoghi intorno a Roncadelle un proclama che prevedeva pene severissime contro chiunque avesse danneggiato le proprietà dei Porcellaga e di altri possidenti locali.
Una nuova controversia tra i compartecipi della Porcellaga e quelli della seriola Uraga portò il 4 luglio 1635 ad una sentenza che condannava questi ultimi a restituire l’acqua indebitamente sottratta alla Porcellaga.
Altre liti nascevano per l’assegnazione degli orari di distribuzione dell’acqua, in quanto tutti i compartecipi desideravano usufruire delle ore notturne o festive, nelle quali non vi era la concorrenza dei mulini e degli opifici. Quando, nel 1688, si propose di ripartire in modo diverso le ore d’acqua della seriola, l’unico ad opporsi fu Claudio Porcellaga, le cui 35 ore settimanali cominciavano nel pomeriggio del sabato e terminavano il lunedì. E lo stesso fece Ercole Guaineri (v.) nella prima metà dell’Ottocento, quando i compartecipi della seriola proposero di ripartire il conteggio delle ore su otto giorni anziché su sette, per consentire a tutti di utilizzare a turno le ore d’acqua della domenica, o quando proposero di conteggiare le ore della giornata alla maniera francese (da una mezzanotte all’altra) anziché da un tramonto all’altro, come si usava da noi.
Nel 1780 il capitano di Brescia emise un proclama contro chiunque avesse osato tagliare o rompere le rivo e gli argini della seriola Porcellaga, stabilendo una sanzione di 100 ducati e la “formazione di processo criminale” verso i contravventori.
Nel 1797 i compartecipi della Porcellaga e quelli della seriola Uraga presentarono insieme un’istanza al governo repubblicano della città per limitare le concessioni precarie di prelievi dalla riva sinistra del Mella e far cessare le usurpazioni d’acqua in Valtrompia, che riducevano sempre più la quantità di acqua delle due seriole.
Anche le periodiche alluvioni provocavano danni e rovine alla seriola, che richiedeva spesso lavori di riparazione. E la ripartizione dei relativi costi provocava nuove controversie tra i compartecipi. Così, nel 1824 la proposta di addossare la metà delle spese di riparazione a chi usufruiva dell’acqua domenicale (ossia al Guaineri), suscitò la prevedibile protesta dell’interessato.
Verso la fine dell’800 i compartecipi aderirono al Consorzio generale dele Utenze del Mella.
La seriola, nel corso del ‘900, è andata perdendo di importanza man mano che la rapida urbanizzazione del territorio ha fatto scomparire anche molti canali irrigui del passato, ed è ora coperta e utilizzata in gran parte come rete fognaria.