PRIVILEGI

Lunedì, 14 Aprile, 2025 - 15:30
Ufficio: 
Cultura e Sport
Data pubblicazione: 
Lunedì, 14 Aprile, 2025
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Durante il Medioevo e per tutto il dominio veneto, vennero concessi a Roncadelle dei privilegi, che consistevano in esenzioni fiscali e immunità da contribuzioni militari e da lavori di pubblico interesse, al fine di favorirne un rapido sviluppo economico e demografico.

 

Nel Medioevo gli abitanti di Roncadelle godettero a lungo di immunità e privilegi in quanto considerati “famigli” del monastero bresciano di Santa Giulia (v.). In particolare, oltre ad esenzioni fiscali, vennero esentati dai lavori e dalle riparazioni di pubblico interesse. Così, nel 1249 il Comune di Brescia affidò alla comunità di Torbole l’incarico di costruire a Roncadelle il ponte sul fiume Mella e di mantenerlo in efficienza. Gli abitanti del locus di Roncadelle erano esentati anche dall’obbligo di sistemare e riparare le strade e gli argini dei corsi d’acqua locali. 

Dal 1386, con l’investitura dei Porcellaga (v.) sul territorio locale, gli abitanti di Roncadelle vennero esentati da ogni onere relativo ai dazi del pane, del vino, delle carni, della macinazione, dell’imbottato (prodotti agricoli raccolti) e derivati, nonché da qualsiasi tassa e onere reale o personale, ordinario o straordinario, che potesse essere imposto dal Comune di Brescia o da qualsiasi funzionario comunale o distrettuale; furono esentati inoltre dalla gravosa imposta del sale.

La dispensa dall’obbligo di alloggiare “genti d’arme” fu concessa a Roncadelle in quanto parte delle Chiusure di Brescia (v.). Quando le autorità cittadine avevano il controllo del territorio, tale privilegio venne fatto costantemente rispettare. Infatti, gli eserciti di passaggio stazionavano nei campi verso Torbole. Nel 1477 e nel 1479 il Capitano di Brescia dichiarò che il “luogo” di Roncadelle non dovesse essere sottoposto ad alcun onere per la soldatesca; nel 1480 ordinò che non venissero imposti “aggravi” né richiesti carri ai massari di Roncadelle per le operazioni militari in corso. Il 21 maggio 1484 il generale Roberto d’Aragona di San Severino, che sorvegliava i dintorni di Brescia mentre un esercito nemico si stava avvicinando, comandò ai soldati che si trovavano in Roncadelle di acquartierarsi altrove, fuori dalle Chiusure. E quando, nel 1489, il Capitano di Brescia ordinò agli uomini di Roncadelle di fornire vitto e alloggio al conte Luigi Avogadro e a dodici cavalli per una sola notte, sottolineò il carattere straordinario di tale precetto dichiarando che esso non avrebbe in alcun modo inficiato i diritti di Roncadelle.

Anche in occasione dell’occupazione straniera di Brescia nel 1509, Roncadelle riuscì a conservare tale privilegio: Gerolamo Maggi, a nome suo e dei Porcellaga, nonché del monastero di S. Giulia e dell’Ospedale Grande di Brescia, ottenne dal Luogotenente generale della città, Carlo del Carretto, che gli uomini di Roncadelle non fossero sottoposti ai cariaggi e alle forniture militari in mancanza di una specifica disposizione dell’autorità cittadina e, per i contravventori, venne stabilita una pena pecuniaria di 25 ducati.

Significativo è anche l’episodio del febbraio 1524: il Provveditore generale del Territorio bresciano, Giovanni Mauro, dopo aver imposto al “comune, consoli et homeni de Ronchadello” di dare alloggio per una notte ad otto cavalli della compagnia di Marcantonio Martinengo, appena venne informato delle immunità di cui godeva Roncadelle, dichiarò che non intendeva pregiudicare tale privilegio e ordinò che nessun soldato “sì da pede como da cavallo” dovesse più alloggiare “né molestare et aggravar gli homini et robe de dicto loco” e che, anche nel caso fossero state emanate disposizioni contrarie, gli uomini di Roncadelle non dovessero esser tenuti ad ubbidire.

Le esenzioni fiscali, concesse a Roncadelle dai Visconti nel ‘300, furono sostanzialmente rispettate e ripetutamente confermate dalle autorità per tutto il lungo dominio della Repubblica di Venezia, anche se più volte contestate dai “daciari” (appaltatori del servizio di riscossione dei dazi), che tendevano a restringere il senso e la portata delle esenzioni per esigenze di uniformità amministrativa e per scoraggiare l’evasione fiscale e il contrabbando, sempre molto diffusi.

Oltre a godere dell’esenzione del dazio delle Porte, riservato alle merci che venivano trasportate in città, Roncadelle riuscì infatti a conservare l’esenzione dal dazio dell’Imbottato (che gravava su tutti i prodotti agricoli), da quello del Grosso (che colpiva gli animali da macello) e da quello sulla vendita al minuto di carne, vino e pane, riservata all’Hosteria (v.) dei Porcellaga.

Nel 1473 i Rettori di Brescia dichiararono, in seguito ad una disposizione del Senato veneto, che i Porcellaga non dovessero essere molestati per le esenzioni di cui godevano in virtù delle concessioni del 1386, del 1395 e del 1410. E una ducale dell’8 maggio 1475, cui fecero costante riferimento le sentenze successive, confermò i diritti acquisiti da Roncadelle e dai Porcellaga.

Quando, dopo l’occupazione straniera di Brescia del 1509-16, Venezia volle rivedere il delicato settore dei privilegi essendosi moltiplicate a dismisura le pretese di esenzioni e immunità, i possidenti di Roncadelle chiesero ed ottennero di poter conservare i benefici di cui godevano.

Così, quando nel 1531 Raffaele Trebessi, denunciato da un daziere per aver venduto a Roncadelle un paio di buoi senza pagare il relativo dazio del Grosso, venne assolto dal Giudice dei dazi, Francesco Ugoni, dopo che ebbe ascoltato le testimonianze dell’anziano “massaro e fitangolo” Bernardo Taiesi di Roncadelle, dei “malghesi” Bonomo e Andreolo e di altri testimoni, che attestarono il diritto di esenzione dai dazi sulle compravendite di bestiame (vivo o morto) a Roncadelle.

In occasione della nuova revisione dei privilegi ordinata da Venezia nel 1536, Bartolomeo Porcellaga, proprietario di terreni ad Antezzate (v.) e influente cittadino bresciano, produsse il documento di investitura del 1410. Anche se tale concessione svelava ormai un certo anacronismo (venne infatti contestata l’usanza di tenere uomini armati a Roncadelle per l’esazione dei dazi), i privilegi dei Porcellaga vennero confermati. E quando, nel 1613, la Repubblica veneta riordinò tutta la materia dei privilegi bresciani, i Porcellaga ebbero qualche difficoltà a far valere i loro antichi diritti, ma riuscirono a conservare le esenzioni fiscali, anche se dovettero contribuire sempre più pesantemente alle “reparazioni della Mella” (v.).

L’offensiva contro i privilegi si fece più pressante nel corso del Seicento ed i possidenti di Roncadelle dovettero sostenere numerose controversie giudiziarie con i dazieri. Ma le autorità venete e bresciane confermarono le esenzioni nel 1626, nel 1636 e nel 1646. Nel 1672 i Rettori di Brescia dovettero rendere conto a Venezia dei privilegi di Roncadelle, che erano stati nuovamente contestati. E, in seguito al proclama del 1692 in materia di privilegi, alcuni tra i maggiori possidenti di Roncadelle (Luigi ed Ercole Guaineri, Pompeo Federici, Francesco e Ottavio Castrini, Camillo Martinazzi e i fratelli Savoldi) chiesero ai Rettori di Brescia che venissero confermate le esenzioni di Roncadelle facendo riferimento alle precedenti deliberazioni in merito.

Ancora nel 1720 Venezia decretò che Roncadelle, Antezzate e Campagna, posti nelle Chiusure di Brescia, fossero esenti dai dazi dell’Imbottato, delle Porte e del Grosso, limitatamente ad una quantità stabilita di prodotti: 435 some di frumento e segale, 602 some di cereali minuti e avena, 5 some di legumi, 39 carra di vino, 370 carra di fieno e 60 di legna (quantità poi ridotte di due quinti, con possibilità di sostituire al fieno 218 forme di formaggio). In tale occasione venne di nuovo confermata l’esenzione “del pane a prestino, carne e vino al minuto per l’osteria”, che da oltre tre secoli operava in regime di monopolio e di privilegio su tutto il territorio circostante.

Quando, alla fine del ‘700, le armate napoleoniche portarono il vento della rivoluzione francese in Italia, ponendo fine alla lunga agonia dell’aristocratica Repubblica di Venezia, molte cose cambiarono, anche a Roncadelle. Vennero spazzati via come foglie secche gli antichi privilegi, di cui anche Roncadelle aveva potuto godere a lungo, con un effetto tutto sommato positivo, avendo favorito lo sviluppo economico locale e nuovi insediamenti su un territorio che si apprestava ad amministrarsi autonomamente come Comune (v.).