MUNICIPIO

Il Municipio, inteso come sede degli uffici dell’Amministrazione comunale e della sala consiliare, è un riferimento importante per la comunità locale e per i servizi erogati dal Comune. I dipendenti (tra i quali rimasero a lungo gli insegnanti della scuola dell’obbligo e il medico condotto) sono andati aumentando insieme all’incremento demografico e alle nuove necessità di servizi a livello locale. Massimo dirigente amministrativo è il Segretario comunale che, dopo l’unità d’Italia, ha sostituito la storica figura del Cancelliere comunale; pur essendo diventato dipendente statale, è nominato dal Sindaco e svolge compiti di assistenza giuridico-amministrativa agli organi comunali.
A Roncadelle, per tutto l’Ottocento, l’Ufficio municipale consistette in un locale preso in affitto da privati, data la cronica scarsità di fondi del Comune (v.). Così, dapprima (1801-05) fu nell’abitazione del Deputato comunale Gaetano Piozzi in Contrada di Sotto (löch dèi Gavàs); poi, nel 1816-21, presso l’abitazione dell’Agente comunale G. Battista Tedoldi e, dal 1822, in una stanza messa a disposizione dai Guaineri nei pressi del castello (v.); infine, presso il palazzo Dusi nella Contrada di Sopra (ora via S. Bernardino). Nel 1873 la signora Caterina Valzorio Dusi propose al Comune la cessione gratuita dei suoi locali, utilizzati per l’Ufficio municipale e per le Scuole elementari (v.), in cambio dell’impegno perpetuo di corrispondere 50 lire annue a favore delle ragazze che si “maritassero per il mese di Agosto”; ma non sembra che la proposta abbia avuto seguito.
Dopo l’unità d’Italia i dipendenti del Comune erano:
- il Segretario comunale (Francesco Riboldi, poi sostituito da Pietro Botti nel 1885);
- il cursore o messo (Luigi Buratti);
- l’esattore (Andrea Bertazzoli, poi Angelo Crescini, poi G. Battista Andreoli, poi Giovanni Aliprandi, poi Abele Del Bono, poi il rag. Vittorio Crescini);
- due insegnanti elementari (don Francesco Bani e Teresa Cavalleri, poi Cristina Tobia e Luigi Cameroni, poi Domenico Bersati e Beatrice Bossini);
- un medico condotto (Pietro Cismondi, poi Giovanni Galelli, poi Felice Marré, poi Luigi Cossina e, dal 1889, Rinaldo Amighini);
- una levatrice (Luigia Torresani Scaroni, poi Maria Bellotti Pavoni, poi Taide Conti).
Il sagrestano Giuseppe Ratti, che aveva anche il compito di regolare l’orologio comunale, percepiva un compenso dal Comune. Il medico condotto era tenuto a fornire la propria assistenza sanitaria 24 ore al giorno; si faceva pagare dagli assistiti in base ad un tariffario stabilito, ma prestava assistenza gratuita ai poveri, ricevendo per questo un compenso dal Comune, che nel 1872 era di 5 lire per ogni componente della lista comunale degli indigenti.
Negli anni seguenti vennero assunti tre nuovi dipendenti: una nuova maestra (Rosa Galbiati) con uno stipendio annuo di 700 lire; un tumulatore o necroforo (Luigi Gennari, sostituito poi da Paolo Civettini) per i servizi cimiteriali; e uno “stradajolo” (stradino) addetto alla sorveglianza e manutenzione delle strade comunali che, per una retribuzione annua di 150 lire, doveva tra l’altro “tenere costantemente netto da erbe ed altro, come pure sgombro dalla neve durante la stagione invernale, il piazzale prospiciente la chiesa” ed accendere e spegnere le lucerne pubbliche per l’illuminazione notturna delle vie.
E divenne sempre più impellente l’esigenza di un edificio municipale, che potesse razionalizzare l’erogazione dei vari servizi comunali, comprese le istituzioni scolastiche, e costituisse un punto di riferimento per la comunità locale; una scelta sempre rimandata a causa delle scarse disponibilità finanziarie del Comune. L’occasione venne offerta da un lascito testamentario della signora Lucia Mussetti ved. Cismondi, che nel 1901 destinò al Comune un certificato obbligazionario dello Stato di 18.000 lire (che forniva una rendita annua di 900 lire lorde) per l’istituzione di un Asilo infantile (v.). Il lascito, anche se insufficiente per la gestione di un Asilo infantile, diede l’impulso alla soluzione della ormai improrogabile questione della sede comunale.
Un’apposita Commissione cercò di identificare nel paese una struttura idonea allo scopo: la soluzione più allettante sembrava l’immobile dell’ex sindaco Rodolfi situato nel cuore del paese (via Caselle, attuale via Roma) e dotato di parecchi locali e di un vasto cortile, ma il prezzo stabilito dai proprietari (27.000 lire) apparve esorbitante agli amministratori comunali. Il Consiglio comunale si orientò allora verso la costruzione di un nuovo fabbricato che potesse servire da scuola comunale, da asilo infantile e da ufficio municipale (delibera del 13 ottobre 1901).
A questo scopo, il sindaco Guaineri cedette al Comune un’area di terreno situata proprio dirimpetto all’immobile Rodolfi, per realizzarvi il palazzo municipale, mentre l’ex sindaco Giovanni Tagliaferri (1864-1936) offrì gratuitamente il progetto tecnico, che venne approvato dal Consiglio comunale il 12 febbraio 1902:
“Si delibera la costruzione di un fabbricato per l’Ufficio Comunale, le Aule scolastiche maschile e femminile, l’Asilo Infantile e una Sala per molteplici usi (Esattoria, Elezioni, verifica pesi e misure, dispensa vivande, ecc.); ogni locale provvisto di ingresso proprio. L’Ufficio Comunale comprende un vestibolo o sala d’aspetto, una Sala del Consiglio, uno studio per il Segretario, un archivio e una latrina. Le aule scolastiche hanno pure ciascuna lo spogliatoio, l’antilatrina e la latrina: ogni aula può contenere 60 allievi. L’asilo, capace di 70 bambini, possiede lo spogliatoio, il refettorio ed il portico per la ricreazione all’aperto. L’edificio contiene anche la cucina con dispensa e lavandino, che può servire per l’asilo e per altre provvidenze, come il pellagrosario e le cucine economiche”.
Il costo stimato per l’intera opera ammontava a 29.000 lire: per finanziarlo si dispose la vendita di un terreno di proprietà comunale, si richiese un mutuo bancario di 16.000 lire e l’introduzione di nuove imposte comunali. Il 12 maggio 1902 l’esecuzione dei lavori fu affidata all’impresa locale di Vittorio Verga, che completò l’opera un anno più tardi.
Si trattava di un corpo di fabbrica rettangolare in muratura, con la porzione centrale arretrata, che si sviluppava su due piani, con solai e copertura in legno. Al piano terra vi erano l’ingresso (in posizione centrale e rialzata rispetto al livello stradale), un vano a disposizione degli uffici comunali, una scala di accesso al piano superiore, la sala dell’Asilo infantile, gli spogliatoi, il refettorio, la cucina dispensa e, sul retro, un portico a tre campate lungo m. 12,30 e largo m. 5. Al piano superiore si trovavano la Sala del Consiglio, l’ufficio del Segretario comunale, l’archivio e due grandi aule per la scuola elementare (con i relativi spogliatoi e servizi igienici), cui si accedeva da due ingressi laterali separati, uno per i maschi sul lato nord e uno per le femmine sul lato sud. I locali erano spaziosi, alti circa 4 metri; le 40 finestre distribuite con geometrica armonia: quelle del pianterreno munite di inferriate. Il coronamento superiore della facciata aveva un timpano, che indicava la funzione dell’edificio, decorato con la raffigurazione dello stemma (v.) del Comune. All’esterno vi era un cortile con giardino. Il disegno architettonico dell’edificio richiamava vagamente i palazzi della Ragione medievali e le ville toscane rinascimentali, cui il Tagliaferri amava ispirarsi. Nel 1905, quasi a sottolineare l’importanza del nuovo edificio per la comunità, la strada che congiungeva l’antica Contrada di Sotto al centro del paese venne chiamata “via Municipio”.
Ma, a causa della costante crescita demografica, l’edificio si dimostrò presto insufficiente, soprattutto per le aule scolastiche; sicché il Comune si vide di nuovo costretto ad affittare locali da privati per le Scuole elementari. Nel 1910 Ercole Guaineri (figlio di Scipione) offrì gratuitamente al Comune un’area adiacente al Municipio e un progetto tecnico per la realizzazione di un nuovo Asilo infantile, che avrebbe consentito di utilizzare diversamente i locali al pianterreno della sede comunale, ma non se ne fece nulla per carenza di fondi. Nel 1915 si decise di chiudere il portico sul retro tramite una serranda a vetri, consentendo così di ricavare nei locali dell’Asilo l’alloggio per le suore che gestivano il servizio ed evitare i costi dell’affitto di un alloggio in una casa privata.
Una delle voci più elevate del bilancio comunale era il costo dei dipendenti, che si cercava di contenere limitando le assunzioni all’essenziale e creando servizi in consorzio con i Comuni limitrofi, come avvenne per il medico condotto (dal 1871), per il veterinario e per le guardie campestri (dal 1874). Gli stipendi dei dipendenti, stabiliti in base alle mansioni, variavano periodicamente per l’anzianità di servizio e per l’adeguamento al costo della vita. Così, ad esempio, nel 1917 il segretario Simone Mombelloni (che aveva costruito la casa accanto al Municipio) percepiva 2.363,20 lire annue, il medico condotto Vincenzo Treccani 2.376 annue, la maestra Rosa Galbiati 1.800 lire, la levatrice Martina Guatta Belletti 600 lire, come anche il cursore Tomaso Facchinetti. Nel 1930 il segretario arrivò a percepire 13.958,56 lire annue, il medico condotto 16.318,72 lire, l’applicato Tomaso Facchinetti 5.702,40 lire, il messo Alessandro Prandelli 5.342,20 lire, la levatrice 5.260,30, lo stradaiolo e necroforo Francesco Botticini 2.763,20 lire, la maestra Galbiati 10.000 lire, la bidella Celeste Pinetti 1.056 lire annue, mentre al portalettere Luigi Manerba lo stipendio venne aumentato a 200 lire mensili. Nel 1930 venne acquistata la prima macchina da scrivere per l’ufficio comunale.
Nel 1936 l’area a sud del Municipio, donata al Comune dai Guaineri per costruirvi l’Asilo infantile, venne utilizzata per la costruzione della Casa del Fascio (v.). Il piccolo balcone realizzato sopra l’ingresso del Municipio venne utilizzato per qualche discorso pubblico durante l’epoca fascista.
Nel secondo dopoguerra, il sindaco Eugenio Braghini avviò la costruzione delle Scuole elementari in un’area retrostante al Municipio; mentre la successiva gestione amministrativa, guidata dal prof. Luigi Sala, dopo aver apportato alcune modifiche interne al Municipio, cercò di trovare una sede più idonea per l’Asilo infantile, proponendo di ristrutturare l’edificio dell’ex Casa del Fascio, ma il progetto venne respinto dalla Commissione provinciale per l’edilizia scolastica. Il problema venne risolto solo nel 1973 grazie all’iniziativa del parroco don Gatelli che fece costruire un nuovo edificio per la Scuola Materna (v.) nel terreno adiacente alla canonica, a sud della chiesa parrocchiale.
A questo punto si poté procedere ad un’ampia ristrutturazione del Municipio per adeguarlo ad un sistema amministrativo sempre più complesso e con crescenti incombenze. L’operazione, promossa dalla giunta Tobanelli nel 1976 per un costo di 190 milioni di lire, vide l’aggiunta di un altro piano all’edificio, dove fu collocato l’archivio ed un appartamento poi utilizzato dal Segretario comunale Fortunato Mazzone; l’ingresso principale venne fatto precedere da due colonne, con funzione sia decorativa che strutturale, dovendo sorreggere la nuova balconata sulla facciata. All’interno, uno scalone centrale sostituì le scale precedenti. I vari uffici furono distribuiti su due piani in modo più razionale e venne ricavato, accanto alla nuova sala consiliare, un ufficio utilizzato dal sindaco e dalle riunioni della Giunta. All’esterno fu creata un’area di passaggio più elevata rispetto al piano stradale, con un percorso pavimentato che mise in connessione l’ingresso al polo scolastico, preceduto da un piccolo parco, con il Municipio e l’ex Casa del Fascio trasformata in Centro Civico.
L’esigenza di nuovi spazi per i dipendenti, il cui numero era in continua crescita (oltre a vari impiegati, erano stati assunti tecnici, vigili urbani, maestre d’asilo, assistenti sociali, operatori ecologici) e per gli assessori, portò ad un nuovo progetto di ampliamento del Municipio, attuato nel 1993. L’edificio venne collegato al Centro Civico, al cui piano superiore fu ricavata una nuova sala consiliare, ampia e luminosa, rispettando sia l’architettura dello storico edificio municipale, sia il caratteristico colonnato dell’ex Casa del Fascio, riuscendo a salvaguardare la suggestiva paulonia, che da quasi un secolo faceva da ornamento al Municipio.
Nel 1998 la nuova sala consiliare venne dotata di un grande affresco di Mario Rivetta, riproducente gli storici edifici identitari della comunità locale, e poi ornata da varie tele donate da pittori locali.
Nel 2023 il Municipio è stato dedicato al ricordo della partigiana roncadellese Carmelita Trainini (1922-2003) che nel 1946, sostenuta dal voto di molte donne, era stata eletta nel Consiglio comunale di Roncadelle.