CASA DEL FASCIO

Giovedì, 17 Aprile, 2025 - 09:15
Ufficio: 
Cultura e Sport
Data pubblicazione: 
Giovedì, 17 Aprile, 2025
Area Tematica: 

Ercole Guaineri, figlio dell’ex sindaco Scipione, nel 1810 cedette gratuitamente al Comune un’area di 1000 mq immediatamente a sud del Municipio (v.) per realizzarvi l’edificio dell’Asilo infantile (v.) allora ospitato nei locali municipali e liberare così nuovo spazio per gli uffici comunali e per nuove aule scolastiche, resesi necessarie dal continuo incremento demografico. Il Guaineri fornì al Comune anche un progetto tecnico gratuito a tale scopo. La spesa preventivata era di circa 22.000 lire, per cui gli amministratori comunali accantonarono il progetto.

Il terreno venne poi ceduto gratuitamente nel 1936 dal Comune al Fascio di Roncadelle, che vi costruì la nuova sede politico-organizzativa, chiamata “Casa del Fascio”, su progetto dell’architetto locale Giulio Manzoni. Si trattava di un corpo edilizio parallelepipedo ad un solo piano, dalla linea sobria, movimentata solo da una sporgenza ellittica laterale e dal colonnato della facciata composto da sette pilastri, che delimitavano sei portali e che dovevano conferire all’edificio un aspetto classico e monumentale. La parte superiore della facciata era ornata da quattro simboli littori. L’interno era composto da una vasta sala per le adunate e da quattro stanzette adibite ad uffici per i vari settori organizzativi del partito, nonché da due ripostigli, in cui venivano conservati gli archivi del Fascio e l’occorrente per la colonia estiva dei bambini. Le stanze vennero decorate dall’artista bresciano Enrico Ragni (1910-2002) e vi si respirava (secondo una relazione dell’epoca) “un’aria battagliera e fascista”.

Una stanzetta venne usata anche per la detenzione abusiva di oppositori al regime, come ha ricordato Ciso Salomoni: “Era una stanza stretta e sopra c’era una finestra tutta lunga con l’inferriata. E lì, quando i fascisti trovavano uno che non era a posto in qualche modo lo mettevano dentro. Non gli davano né da bere né da mangiare. E noi ragazzi ci arrampicavamo ad allungargli qualcosa”.

In occasione della visita del prefetto Vincenzo Ciotola a Roncadelle durante la guerra, la Casa del Fascio costituì il fulcro della manifestazione, radunando una discreta folla.

Alla fine di aprile del 1945, la Casa del Fascio venne occupata dal Comitato di Liberazione locale, che vi trascinò a forza alcuni caporioni e picchiatori fascisti, chiedendo ai cittadini che avevano subìto angherie di vendicarsi, ma alcuni di questi, con senso di umanità e responsabilità, preferirono soprassedere. Tre stanzette dell’edificio furono poi utilizzate come uffici per i tre partiti presenti a Roncadelle.

Dopo la Liberazione l’edificio, passato all’Intendenza di Finanza come “bene indispensabile dello Stato per fini culturali”, venne occupato dall’E.N.A.L. (ente nazionale assistenza lavoratori) e divenne un luogo di aggregazione e svago, con sala bar, cucina e magazzino; mentre nell’ala nord venne aperto uno Spaccio alimentare (poi Cooperativa di consumo). La sezione locale della Democrazia Cristiana preferì spostare la propria sede in un locale parrocchiale.

Dopo il riscatto dell’immobile da parte del Comune, che dovette accendere un mutuo di 2.200.000 lire per tale motivo, i partiti e l’E.N.A.L. vennero sloggiati e, con una spesa di 1.284.00 lire, l’amministrazione comunale a guida democristiana procedette negli anni ’60 ad una prima ristrutturazione dell’edificio, facendone la sede di alcuni servizi di pubblico interesse: ambulatorio O.N.M.I., due aule scolastiche e un circolo culturale, che organizzò una serie regolare di conferenze ed incontri qualificati. Il sindaco Luigi Sala cercò anche di utilizzare l’edificio per dare finalmente una sede adeguata all’Asilo infantile (v.), ma il progetto venne respinto dalla Commissione provinciale per l’Edilizia scolastica.

Con il ritorno dei socialcomunisti al governo del Comune, si procedette ad una seconda ristrutturazione costata 24 milioni di lire, che diede origine negli anni ‘70 al Centro Civico: un’ampia sala attrezzata per riunioni e manifestazioni culturali, contornata da quattro salette, che vennero messe a disposizione dei tre partiti organizzati e dell’A.V.I.S. (v.). Nel 1975 la Biblioteca civica (v.) ha avviato la propria attività nel retro del Centro Civico, occupando poi gli spazi lasciati liberi dalle forze politiche.

La terza ristrutturazione, negli anni ‘90, ha ingrandito l’edificio elevandolo di un piano e collegandolo direttamente al palazzo municipale. Il nuovo piano superiore, illuminato da grandi vetrate, poté ospitare un’ampia Sala consiliare e alcune salette per gli amministratori del Comune; mentre il piano inferiore ospitava la rinnovata Biblioteca e il Centro Civico. I due piani sono stati collegati, oltre che dall’ascensore del Municipio, da una scala esterna sul lato di via Roma e da una scala a chiocciola di servizio sul lato opposto. La facciata su via Roma è schermata da un colonnato, che ha ripreso la conformazione originale della Casa del Fascio e che è stato prolungato al piano superiore da sette pilastri. Si tratta di un’interessante soluzione architettonica, che ha dotato l’edificio di una doppia “pelle” e creato un gradevole gioco di luce e ombra.

Con lo spostamento della Biblioteca Civica nell’adiacente palazzina, dal 2025 il pianterreno ospita anche l’archivio comunale.   

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