HOSPITIUM

Giovedì, 17 Aprile, 2025 - 09:15
Ufficio: 
Cultura e Sport
Data pubblicazione: 
Giovedì, 17 Aprile, 2025
Area Tematica: 

Hospitium è la traduzione latina di Xenodochium, che in greco significa “casa ospitale dei forestieri”. Entrambi i termini erano molto usati nel Medioevo, perché questi locali erano piuttosto diffusi. Posti generalmente in corrispondenza dei principali incroci stradali, dei guadi dei fiumi, dei valichi montani e delle porte cittadine (che venivano chiuse dal tramonto all’alba), erano gestiti soprattutto dai monasteri e dalla diocesi. Fu infatti la Chiesa che volle trasformare le precedenti stationes e mansiones romane, lasciate decadere durante le “invasioni barbariche”, in istituti di ospitalità e assistenza ai viandanti, ai pellegrini e, in caso di necessità, anche ai malati, aggiungendone poi sempre di nuovi, soprattutto sulle strade che si irradiavano dalla città su tutto il territorio bresciano.

Per limitarci alla zona occidentale di Brescia, possiamo citare quelli di Porta Bruciata (o milanese): all’esterno l’hospitium di San Giovanni de foris, all’interno quello del Monasterium Honorii gestito dalle monache; sulle strade che da Porta Bruciata e dai Campi Bassi si dirigevano verso ovest, vi erano l’hospitium di San Giacomo al Mella (presso il relativo ponte), la Badia di S. Gervasio, che gestiva anche una hosteria alla Mandolossa e poi un “ospedale del duca” (longobardo) divenuto “ospedale del vescovo” (Ospitaletto). Sulla strada verso Orzinuovi vi erano quello di Roncadelle alimentato dalle monache di S. Giulia, quello di Torbole gestito dai monaci di S. Faustino, che sostituì il precedente zenodochio di S. Michele ad aquas turbidas, quello di Lograto (S. Giovanni Battista in Roveredo) e lo zenodochio di Trenzano, che aveva sostituito la statio romana e che diffuse il culto di S. Gottardo.

Il monastero di S. Giulia, che dall’Alto Medioevo gestiva ampie porzioni di territorio bresciano, fu protagonista dell’operosità ospitaliera aprendo e alimentando vari luoghi di ristoro e assistenza, a cominciare da quello cittadino, fondato dalla monaca Gisla nell’877, e da quello di Cerropicto (poi chiamato “Serpente”) presso la sponda sinistra del Mella. L’ospizio di Roncadelle, poco documentato, doveva essere sulla strada verso Torbole presso l’incrocio per Onzato, vicino al transito del Mella, ossia del guado abitualmente utilizzato per attraversare il fiume. Si può supporre quindi che fosse ubicato dove nel ‘400 i Porcellaga (v.) possedevano l’Hosteria (v.) di Roncadelle (attuale abitazione Miglioli-Gasperi in via Cismondi). Ad avvalorare questa ipotesi ci sarebbero sia la presenza nell’edificio di almeno due colonne di origine tardo romana, molto simili a quelle esistenti nel monastero cittadino di S. Giulia, sia il fatto che nel ‘400 in alcuni documenti dei Porcellaga l’osteria veniva chiamata hospitium.

Alcuni autori ipotizzano la presenza a Roncadelle, alla metà del Medioevo, di un secondo hospitium sulla strada rurale che portava a Travagliato, dove è sorto poi il nucleo antico di Santa Giulia nella Contrada di Sopra. In ogni caso, troviamo il monastero (v.) all’origine dello sviluppo urbano di Roncadelle.