"Il Patto di Stabilità è insostenibile": il sindaco Orlando scrive al presidente Napolitano

“Gli effetti del Patto di Stabilità per il Comune di Roncadelle stanno diventando insostenibili, assurdi e proprio per questo anche difficili da spiegare e da far capire ai cittadini. Ditemi voi: una persona normale come fa a credere che abbiamo i soldi, ma non possiamo spenderli…”. Queste in estrema sintesi le motivazioni che hanno portato il sindaco Michele Orlando a prendere carta e penna e scrivere una lettera accorata e dettagliata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere un suo intervento affinché il Patto possa essere modificato perché diventi meno penalizzante per i comuni virtuosi. Nei mesi scorsi il sindaco di Roncadelle aveva già scritto al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ai presidenti delle commissioni parlamentari competenti, alla Corte dei Conti, alla Ragioneria Generale dello Stato per condividere anche con loro il disagio di amministrare un comune decisamente florido, con un bilancio sano e con i conti in ordine, che da anni non finanzia i servizi e le spese correnti con entrate straordinarie, ma posto nella impossibilità di investire liberamente le risorse a disposizione. “Tengo a precisare – afferma subito Orlando – che non contesto gli obiettivi di risanamento dei bilanci pubblici che stanno alla base del Patto di Stabilità, né l’idea che anche gli enti locali siano chiamati a fare la propria parte. Ciò che trovo francamente assurde sono le modalità con le quali si è deciso di attuare il Patto in Italia e le conseguenze che tutto ciò produce sulla operatività di molti comuni”. “L’anno scorso – prosegue – per noi è stato impossibile rispettare il Patto. Abbiamo dovuto affrontare investimenti improcrastinabili (finanziati con risorse a disposizione, quindi nessun indebitamento e nessun disavanzo) che non ci hanno consentito di rispettare il saldo previsto che, come sappiamo, andava parametrato a quello del 2007. Noi in quell’anno abbiamo avuto parecchie entrate straordinarie, irripetibili nella loro entità, e quindi è stato materialmente impossibile ripetere quel saldo finanziario. E il guaio è che il riferimento al 2007 resterà anche il prossimo anno, mantenendo ingessato il nostro bilancio”. “Le conseguenze per l’anno in corso, comprese le sanzioni, sono drammatiche: blocco delle assunzioni, impossibilità di contrarre mutui (anche se il nostro bilancio ne reggerebbe i costi anche nel lungo periodo), taglio alla spesa corrente di circa 750.000 Euro (!) e possibilità di spendere in conto capitale, tenuto conto che - vista la crisi e il blocco dell’edilizia - di oneri ne entreranno davvero pochi, una cifra vicina allo zero. Il rischio concreto è compromettere la qualità dei servizi offerti ai cittadini e di interrompere il piano degli investimenti per riqualificare il patrimonio pubblico (un esempio concreto: si è fermato anche il progetto di ampliamento del cimitero che stavamo realizzando a stralci e che avrebbe portato ad un ampliamento, davvero necessario, della capacità ricettiva; cosa facciamo se il nostro bilancio resta bloccato per alcuni anni?). Abbiamo pagamenti arretrati per lavori conclusi alla fine del 2009 o all’inizio di quest’anno per un valore superiore al milione di Euro; abbiamo i soldi (frutto di impegni di spesa legittimamente assunti nel rispetto delle normative) e non possiamo pagare le imprese. Ci si rende conto di cosa significa tutto ciò, in particolare in una fase di crisi come quella che stiamo attraversando? Ci si rende conto che si sta mettendo a rischio la sopravvivenza di numerose piccole imprese e la serenità di decine di famiglie, che poi ci ritroviamo in coda ai servizi sociali? “Se il risanamento è davvero un obiettivo prioritario – conclude Orlando – credo che sia giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità e che la si smetta di far quadrare i conti del “sistema Italia” solo dal punto di vista contabile, compensando il deficit statale (che resta a livelli drammatici) con gli attivi imposti agli enti locali. Ciascun ente allora (dal Governo centrale al più piccolo comune) faccia la propria parte. Imponiamo a ciascuno di avere bilanci sani: se tutti non spendessero un Euro in più di quanto hanno a disposizione il deficit non esisterebbe. È un ragionamento troppo semplicistico? E allora si trovino altre soluzioni senza strangolare quei comuni virtuosi che, grazie ad una accorta politica di bilancio da tempo attuata, hanno i conti a posto e sono nelle condizioni di investire a beneficio dei propri cittadini e dell’economia nel suo complesso. Servirebbero, a mio modo di vedere, modifiche radicali al Patto di Stabilità; servirebbe una maggiore equità nel ripartire i sacrifici; perché tutto ciò non può tradursi nel blocco di fatto dell’attività di un comune”.
Ufficio: 
Segreteria
Data pubblicazione: 
Mercoledì, 9 Giugno, 2010